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Se hai subito una procedura espropriativa da parte di una pubblica amministrazione risulta conveniente valutare la legittimità di tale procedimento e l’eventuale sussistenza del diritto ad ottenere un risarcimento o un indennizzo

Se sei un proprietario di immobili e, nel passato recente o più remoto, hai subito dalla Pubblica Amministrazione un procedimento espropriativo, anche nel caso in cui tu abbia ricevuto un indennizzo, è comunque possibile che siano stati lesi i tuoi diritti.

La procedura espropriativa prevede, infatti, un iter abbastanza complesso che la Pubblica Amministrazione non sempre segue correttamente.

Per questa ragione, in molti casi, strade, scuole, campi sportivi, teatri e altre strutture di interesse pubblico occupano in modo abusivo suoli privati, spesso di natura edificatoria.

Difatti, se la procedura non si è conclusa con la tempestiva emissione del decreto di esproprio (o atto equivalente) l’occupazione dell’immobile è diventata illegittima.

Questa condizione di illegittimità, che è fonte di danno patrimoniale e non patrimoniale, può essere regolarizzata dall’ente espropriante solo con la restituzione dell’immobile e la rimessione in pristino, ovvero mediante l’acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42 bis del testo unico di cui al DPR327/2001.

Ove intenda optare per la restituzione del bene, oltre a doverlo riportare nelle stesse condizioni in cui si trovava alla data in cui fu effettuata l’immissione in possesso, la Pubblica Amministrazione dovrà riconoscere al proprietario un risarcimento pari al valore d’uso del bene medesimo, dal momento della sua illegittima occupazione fino alla giuridica regolarizzazione, maggiorato di interessi e rivalutazione monetaria.

Se invece ritiene di dover disporre l’acquisizione sanante, l’ente espropriante dovrà riconoscere al privato:

  1. a titolo di indennizzo, un importo pari al valore venale del terreno all’attualità;
  2. a titolo di ristoro del pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale, un importo forfetariamente determinato in misura pari al 10% del valore venale del bene all’attualità;
  3. a titolo di risarcitorio per illegittima occupazione, un importo annuo pari al 5% del valore del terreno al momento dell’inizio dell’illegittima occupazione. Trattandosi di debito di valore, tale somma (annua) dovrà essere rivalutata (con applicazione degli Indici nazionali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, calcolati dall’I.S.T.A.T.) e sulla stessa dovranno essere riconosciuti gli interessi al tasso legale, da calcolarsi sulla somma annualmente rivalutata in base ai suddetti indici I.S.T.A.T.;
  4. l’indennità di occupazione legittima, se dovuta e non precedentemente corrisposta.

Generalmente, però, l’irreversibilità della avvenuta trasformazione, l’interesse pubblico ormai consolidato e, molto più di frequente, l’antieconomicità della rimessa in pristino, rendono preferibile per la P.A. la scelta dell’acquisizione sanante.

Un aspetto di fondamentale importanza, da molti ignorato, è che il mancato completamento della procedura espropriativa nei termini di legge dà luogo ad un illecito permanente che non è soggetto al decorso della prescrizione. Ne consegue che incaricare un esperto per la verifica dell’iter espropriativo con cui la P.A. è entrata in possesso della tua proprietà privata potrebbe condurre a scoprire una illegittima occupazione e, quindi, la possibilità di ottenere un risarcimento.

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