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PNRR: funzionamento ed opportunità

PNRR- funzionamento ed opportunità

PNRR: funzionamento ed opportunità

Gli ultimi anni hanno registrato pesantissimi danni economici a causa del coronavirus. Infatti, le drastiche limitazioni alla libera circolazione delle persone per contenere i contagi e la sospensione delle attività di tante PMI, microimprese e lavoratori con partita IVA, hanno causato pesanti perdite di fatturato e numerosi fallimenti.

Il Recovery Plan italiano è un insieme di fondi per la ripresa di cui la parte più corposa è relativa al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che ha ambizioni altissime. Prevede infatti, investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e arrivare a una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Le risorse stanziate nel Piano sono pari a 191,5 miliardi di euro, ripartite in sei missioni:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 40,32 miliardi;
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica – 59,47 miliardi;
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile – 25,40 miliardi;
  • Istruzione e ricerca – 30,88 miliardi;
  • Inclusione e coesione – 19,81 miliardi;
  • Salute – 15,63 miliardi.

Una parte consistente delle risorse europee passerà attraverso soggetti sub-nazionali, come ad esempio gli Enti Pubblici e Locali. Questi saranno chiamati a presentare proposte ma avranno anche un ruolo di primo piano nella realizzazione delle opere pubbliche lungo tutto l’iter dalla progettazione e affidamento al collaudo dei lavori e ai controlli sulla regolarità delle spese e delle procedure. Il coinvolgimento degli enti locali riguarderà comuni, province, città metropolitane e regioni oltre ad altri soggetti territoriali come, ad esempio, i consorzi di bonifica.

Si tratta di un impegno molto gravoso, in quanto tutti gli interventi dovranno concludersi tassativamente entro il 31 marzo 2026.

La capacità di raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Piano passa anche attraverso la capacità amministrativa e tecnica degli Enti Pubblici che potrebbero non avere le strutture adeguate a gestire una così ingente mole di fondi, infatti, sarà necessaria una struttura tecnico-amministrativa in grado di progettare, dirigere, monitorare, collaudare e rendicontare gli interventi.

In concreto, si rischia in molti casi una distribuzione delle risorse in base a tali presupposti e non in base all’effettivo fabbisogno dei territori, perseguendo obiettivi opposti a quelli prefissati, ovvero, diminuire il gap e le disuguaglianze tra i territori.

Molte risorse del PNRR sono però destinate anche alle imprese. Gli interventi coperti dalle agevolazioni sono numerosi e riguardano l’acquisto di hardware e beni strumentali, infrastrutture di comunicazione, software, marketing digitale, ma anche la formazione e lo sviluppo delle competenze digitali per gli operatori del settore.

Ecco una panoramica degli stanziamenti più consistenti:

  • Transizione 4.0: trasformazione digitale dei processi produttivi;
  • Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione;
  • Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche;
  • Contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo;
  • Innovazione e meccanizzazione del settore agricolo e alimentare;
  • Digitalizzazione della catena logistica;
  • Investimento nel sistema della proprietà industriale.

Una grossa fetta delle risorse, circa il 19% è destinata agli incentivi alle imprese, con l’obiettivo di aumentarne la produttività e la competitività nell’ambiente economico internazionale.

Una gran parte delle risorse sono destinate al Piano Transizione 4.0 per il potenziamento della ricerca di base e applicata e la promozione del trasferimento tecnologico, per promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi e l’investimento in beni materiali ed immateriali. Sono previsti investimenti anche per il sostegno della trasformazione tecnologica e digitale della filiera editoriale.

Il Piano Transizione 4.0 è un’evoluzione del precedente Programma Industria 4.0 con tre differenze fondamentali:

  • l’ampliamento delle imprese beneficiarie grazie alla sostituzione dell’iper-ammortamento – agevolazione destinata alle sole imprese con base imponibile positiva – con appositi crediti fiscali di entità variabile a seconda dell’ammontare dell’investimento;
  • il riconoscimento del credito non più su un orizzonte annuale, ma osservando gli investimenti di tutto il biennio 2021-2022;
  • l’estensione degli investimenti immateriali agevolabili con l’aumento delle percentuali di credito e dell’ammontare massimo di investimenti incentivati

Le agevolazioni sono previste secondo 3 tipologie di crediti di imposta:

  • Per l’acquisto di beni materiali e immateriali direttamente connessi alla trasformazione digitale dei processi produttivi i beni definiti “beni 4.0”;
  • Spese in ricerca, sviluppo e innovazione;
  • Spese per attività di formazione alla digitalizzazione.

Sempre nell’ambito della missione 1 – Digitalizzazione e Innovazione è prevista una ulteriore agevolazione per gli investimenti ad alto contenuto tecnologico. L’obiettivo è ammodernare il settore manifatturiero, che è un settore particolarmente trainante per l’economia italiana ma, purtroppo, soffre di un deficit di produttività dovuto alla obsolescenza dei processi produttivi.

La tipologia di contributi riguarda quelli per sostenere gli investimenti tecnologici in macchinari, impianti e attrezzature per produzioni di avanguardia. La linea è complementare alle misure del Piano Transizione 4.0. L’importo dei contributi è pari al 40% dell’ammontare complessivo delle spese ammesse

Sono previsti incentivi per le politiche industriali, di filiera e industrializzazione

Con il rifinanziamento e ridefinizione del Fondo di cui alla legge 394/81, gestito dalla SIMEST – Società Italiana per le Imprese Miste all’Estero, l’obiettivo è di sostenere l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, con l’erogazione di contributi e prestiti agevolati a imprese italiane operanti sui mercati esteri, inclusi i Paesi membri dell’Unione Europea.

È previsto inoltre il finanziamento per il sostegno alle filiere produttive: tramite i Contratti di Sviluppo. L’obiettivo di questo strumento è il finanziamento di strategie, innovazioni e progetti di filiera, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno. Le risorse destinate daranno la possibilità di avviare circa 40 contratti di sviluppo.

Non è stato dimenticato il settore cultura, con incentivi per la digitalizzazione dei musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura. Si punta alla creazione di un’infrastruttura digitale nazionale che raccolga, integri e conservi le risorse digitali, al fine di favorire la fruizione pubblica attraverso piattaforme dedicate.

Sono inoltre previsti incentivi per la creazione di nuovi contenuti culturali e lo sviluppo di servizi digitali ad alto valore aggiunto da parte di imprese culturali/creative e start-up innovative. L’obiettivo dichiarato è far partire un sistema imprenditoriale basato sulla circolazione della conoscenza.

Particolarmente corposi anche gli incentivi per il turismo per il miglioramento e la riqualificazione dei servizi da offrire con l’incentivazione di investimenti per il miglioramento delle strutture turistico-ricettive, dei servizi turistici e delle imprese. L’obiettivo è la riqualificazione degli standard di offerta per aumentare la capacità competitiva delle imprese e promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione Interventi di riqualificazione delle imprese del comparto turistico. Ulteriore obiettivo è il potenziamento del livello di digitalizzazione, promozione di modelli innovativi di organizzazione del lavoro attraverso lo sviluppo di network per accrescere le competenze degli operatori e l’accesso a formazione qualificata.

Sono previsti crediti d’imposta per circa 500 milioni di euro per aumentare la qualità dell’ospitalità turistica con investimenti finalizzati alla sostenibilità ambientale, alla riqualificazione e all’aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive oltre ad un intervento della Banca Europea degli Investimenti con uno stanziamento di circa 750 milioni di euro. Il fondo ha un effetto leva pari a 3 e potrà generare investimenti per oltre 2 miliardi di euro nelle aree con le seguenti caratteristiche:

  • turismo di montagna sia per infrastrutture sia per servizi ricettivi;
  • settore business e dell’offerta turistica “top quality”;
  • turismo sostenibile e upgrade dei beni mobili e immobili connessi all’attività turistica.

È previsto il potenziamento del Fondo Nazionale del Turismo, con risorse pari a 150 milioni che saranno destinate alla riqualificazione di immobili ad alto potenziale turistico, in particolare degli alberghi più iconici, per valorizzare l’identità dell’ospitalità italiana di eccellenza.

Sarà potenziata anche la Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia, con oltre 350 milioni di euro, per facilitare l’accesso al credito sia delle imprese esistenti sia per le nuove iniziative imprenditoriali.

Per incentivare le start-up è stata prevista l’integrazione del Fondo Nazionale per l’Innovazione, attraverso Cassa Depositi e Prestiti per sostenere lo sviluppo del Venture Capital. Il MiSE, prevede di attivare investimenti per circa 700 milioni di euro in imprese innovative, che riceveranno in media 1,2 milioni a testa.

Ulteriore operazione che avrà una incentivazione indiretta è la riforma delle Zone Economiche Speciali (ZES), le aree localizzate nel Mezzogiorno che beneficiano di una legislazione economica di vantaggio.

Ad oggi sono state istituite le seguenti ZES: Regione Campania; Regione Calabria; Ionica Interregionale nelle Regioni Puglia e Basilicata; Adriatica Interregionale nelle Regioni Puglia e Molise; Sicilia Occidentale; Sicilia Orientale; Regione Abruzzo; ed è in fase finale l’istituzione della ZES Regione Sardegna

Con la riforma si punta a semplificare il sistema di governance delle ZES e a favorire meccanismi in grado di garantire la messa in opera degli interventi in tempi rapidi e a favorire l’insediamento di nuove imprese. Con la semplificazione delle procedure amministrative di insediamento delle imprese nelle aree ZES e la realizzazione del “Digital One Stop Shop ZES”. L’obiettivo è il rafforzamento del potenziale di crescita dei territori ZES, accrescendone l’attrattività nei confronti delle imprese (anche straniere).

Chiaramente il PNNR non eroga le agevolazioni automaticamente, è necessario che il governo e gli enti preposti diano avvio alle procedure e predispongano bandi e regolamenti ed è necessario che gli imprenditori siano preparati a cogliere le opportunità che si presenteranno nel prossimo futuro.

AL-Hub Consulting, a tal proposito, offre assistenza di consulenti specialisti del settore sia ad Enti che a Privati o Associazioni che vogliano intercettare i fondi disponibili.

Dott. Giovanni Carlo CoppolaDott. Francesco Iannelli

Per info contattare: tel. +39-0966-45666 – WhatsApp al numero 334-2721437

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