Cambio di passo per le politiche agricole e agroalimentari che dovranno perseguire sostenibilità e qualità. Il panorama calabrese di fronte ad un bivio, tra tradizione e innovazione per non perdere l’occasione di confrontarsi con l’export in modo vincente e assicurarsi un futuro solido.
Il comparto rurale calabrese si avvia verso nuove sfide dettate sia dai ritmi della programmazione comunitaria che dagli obiettivi intersettoriali ormai consolidati a livello globale.
Obiettivi della politica agricola europea per il periodo 2023-2027 saranno:
- garantire un reddito equo agli agricoltori;
- aumentare la competitività;
- riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare;
- agire per contrastare i cambiamenti climatici;
- tutelare l’ambiente;
- salvaguardare il paesaggio e la biodiversità;
- sostenere il ricambio generazionale;
- sviluppare aree rurali dinamiche;
- proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute.
Il recente summit della COP 26 ha accelerato il raggiungimento di tali obiettivi, determinando le linee guida per il processo di transizione verso un’agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale, contribuendo allo stesso tempo a proporla quale alternativa più attraente, accessibile e conveniente rispetto all’agricoltura tradizionale meno sostenibile.
Tale sostenibilità per essere perseguibile deve rispondere a determinate esigenze sia a livello ambientale, garantendo la disponibilità e la qualità delle risorse naturali, che a livello sociale, garantendo qualità della vita, sicurezza e servizi per i cittadini, ed infine anche a livello economico, garantendo efficienza ed economicità per le imprese.
In questo periodo, condizionato da una pandemia che ha colpito tutti i settori produttivi a livello mondiale, se da un lato la produttività delle aziende agricole è stata messa in crisi dall’instabilità di manodopera e degli approvvigionamenti di materie prime, dall’altro la nascita di nuove tecnologie e il migliore sfruttamento di quelle già esistenti hanno abbreviato le distanze con il mercato internazionale.
Il mercato interno regionale non valorizza l’offerta e le potenzialità che i settori agricolo e agroalimentare calabresi esprimono, pertanto le aziende, per incrementare il proprio reddito devono necessariamente varcare il confine regionale e proporsi sia a livello nazionale che internazionale.
Per internazionalizzarsi con efficacia è necessario colmare i gap organizzativi e strutturali tipici delle piccole realtà calabresi, che riescono a concentrare in termini quantitativi produzioni limitate e pertanto, non riescono ad ammortizzarne i costi commerciali.
È necessario un cambio di passo, affinché questa eccessiva polverizzazione aziendale si trasformi da problema in risorsa, in quanto garanzia di alta specificità, tradizionalità e territorialità delle produzioni assecondate da una fortissima biodiversità agricola ed agroalimentare.
Diventa essenziale, quindi, adeguarsi alla standardizzazione dei prodotti in termini di controllo a garanzia di qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare e garantire questi prerequisiti tramite lo strumento delle certificazioni per potersi proiettare sul mercato con iniziative di export supportate da una rete di professionisti e di conoscenze adeguate e già strutturate.
Sarebbe inoltre, auspicabile favorire la cooperazione tra le aziende al fine di aumentare i volumi commercializzabili concentrati anche in panieri non omogenei, e abbassare di conseguenza, i costi produttivi e di marketing con iniziative di agri-sharing per quanto concerne piattaforme commerciali e parco macchine.
I professionisti di Al Hub consulting si propongono, a tal fine, come supporto in termini di consulenza per il raggiungimento delle certificazioni più funzionali in base alle singole esigenze aziendali, offrendosi come intermediari verso mercati nazionali o esteri tramite una rete consolidata di contatti e collaborazioni e accompagnando le imprese attraverso percorsi di cooperazione e promozione comune.
Dott. Francesco Iannelli
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